2001 - Ripartiamo in edizione catacea - Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Albisola

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2001 - Ripartiamo in edizione catacea

IL TORNIO notiziario culturale della ceramica
il Tornio Notiziaruio Culturale della Ceramica

ALBISOLA
Ripartiamo in edizione cartacea
di Tullio Mazzotti

   Iniziammo nel dicembre del 1994 l’avventura giornalistica de il Tornio.
   Con me c’erano Marco Sabatelli, direttore responsabile di "Riviera Notte" di cui il Tornio ne era supplemento, Franco Dante Tiglio e Silvio Riolfo Marengo. In redazione sedevano Oscar Albrito, Silvia Bottaro, Dangelo, Roberto Giannotti, Antonella Marotta e Celina Martinengo.
   Del Giornale ne uscirono 6 numeri (l’ultimo nel gennaio 1996).
   La realizzazione del progetto culturale fu sostenuta con sensibilità dalla Provincia di Savona un po’ meno, fatte salve alcune eccezioni personali, dall’Associazione Ceramisti di Albisola che non riusciva a percepire appieno l’importanza di avere un organo di informazione proprio. In seguito problemi burocratici di registrazione della testata fecero fermare le rotative.
   Dopo una pausa di tre anni, in occasione di una cena a casa mia (i commensali erano: Paula Cancemi, Giorgio Laveri, Claudio Manfredi, Vincenzo Randazzo, Franco Dante Tiglio, Giovanni Tinti, Giorgio e Laura Venturino) decidemmo di fare ripartire il giornale in forma telematica, ovvero di pubblicare gli articoli su internet.
   Il primo articolo apparso sul sito www.savonaonline.it/iltornio/ fu del gennaio 1999.
   Ma la voglia di ritornare alla carta stampata, il fascino di essa, nel tempo ha avuto il sopravvento e così abbiamo registrato la testata e siamo ripartiti in edizione cartacea.
   Direttore responsabile è Lorenzo Paggi, in redazione Oscar Albrito, Silvia Bottaro, Paula Cancemi, Cecilia Chilosi, Roberto Giannotti, Giorgio Laveri, Antonella Marotta, Dede Restagno; altri si aggiungeranno sicuramente nel tempo a dare il loro prezioso contributo. La stampa e affidata alla tipografia Sabatelli.
   Dunque con questo numero iniziamo un nuovo ciclo partendo da un analisi del territorio e da un analisi dell’ambiente artistico, due "letture" che riteniamo essere indispensabili per realizzare un "buon prodotto".
   Le Albisole (Albisola Superiore e Albissola Marina) sono riconosciute in tutto il mondo quali città della ceramica. Localmente sono attive 28 fabbriche manifatturiere e 2 industrie ceramiche (con oltre 300 addetti), 10 sono le associazioni culturali, le gallerie d’arte o gli spazi espositive, più di 70 gli artisti che lavorano fra Albisola e Savona dove le fabbriche di ceramica sono 8 e le gallerie d’arte 5. Il territorio delle due Albisole e parte del comune di Savona (la parte a est del Torrente Letimbro) rientrano inoltre tra i 27 comuni riconosciuti dal Ministero dell’Industria quali centri di Antica Produzione Ceramica la cui produzione è tutelata da un apposito marchio DOC.
   In questa situazione di grande potenzialità gli operatori culturali pur operando con impegno sono limitati da due grandi problemi: la difficoltà di comunicazione con l’esterno (o localismo radicato) e la mancanza di "un tavolo comune" attorno al quale dibattere seriamente d’arte, di artigianato e di cultura.
   La difficoltà di comunicazione pensiamo vada risolta facendo uscire da Albisola quello che di credibile e utile (veramente credibile e utile) in Albisola avviene, dare insomma risalto agli eventi emergenti, più in generale creare una "rete" di comunicazione.
   Sarebbe inutile fare un giornale i cui lettori sono già informati dell’avvenimento artistico trattato negli articoli, un giornale fatto solo per compiacersi. Per l’informazione locale esistono i quotidiani che assolvono già in modo esauriente e credibile tale compito. Per le autocelebrazioni invece basta comprare una pagina su un giornale patinato di arte; è più efficace.
   Quello che manca è uno strumento di lettura e di dibattito.
   L’analisi culturale di Albisola invece parte dalla constatazione che il paese ha vissuto nel novecento tre stagioni fortunate: il futurismo degli anni trenta, il dopoguerra degli anni cinquanta (stagione che ha l’apice con la costruzione della Passeggiata degli Artisti del 1963 e si chiude con la morte di Fontana, 1968, Tullio d’Albisola, 1971, e Jorn ,1973) e l’ultimo quarto di secolo dove in mancanza di una linea conduttrice (che il futurismo riconosceva nel suo manifesto e gli anni cinquanta riconoscevano in parte nello spazialismo "L’artista spaziale non impone più allo spettatore un tema figurativo, ma lo pone nelle condizioni di crearselo da sé, attraverso la sua fantasia e le emozioni che riceve" firmato Lucio Fontana, Milena Milani, Giampiero Giani, Beniamino Joppolo, Carlo Cardazzo e Roberto Crippa) la caratteristica emergente è la poliedricita dell’espressione artistica, dei contenuti e del "linguaggio", talvolta della ricerca (fine a se stessa) di stupire l’osservatore.
   Negli ultimi venticinque anni Albisola ha vissuto, scivolandoci sopra senza assorbirlo pienamente, anzi con un progressivo distacco da parte della popolazione, un grande fermento artistico; una sequela di esposizioni, performance artistiche che si rincorrevano avendo come comune denominatore la voglia di fare.
   A cavallo del 1990 alcune "Biennali d’Arte" del Comune di Savona, ma soprattutto "ALBISOLA / GLI ARTISTI & LA CERAMICA", manifestazione organizzata dalla Camera di Commercio di Savona sotto il coordinamento della D.sa Anna Maroscia, con il contributo critico del Prof. Franco D. Tiglio, tentano di mettere un po’ d’ordine nell’ambiente nel giusto tentativo di renderlo meno episodico.
   In questo quadro i due fari erano Agenore Fabbri e Mario Rossello.
   Sul libro "Omaggio a Torido", del 1988, di Federico Marzinot, in una intervista Rossello scriveva ricordando i tempi addietro "Alle sei di sera, al bar Testa, arrivava Tullio e poi gli altri: Fontana, Cardazzo, Fabbri, De Micheli, Crippa. La piazzetta si riempiva di artisti, critici, studiosi ed era un continuo discutere in libertà, tra persone di generazioni e tendenze artistiche diverse, senza che emergessero contrasti troppo aperti tra i vari gruppi, che pur esistevano. Con Fontana, che aveva più anni di me, non mi trovavo a disagio ... ".
   Emerge, per gli anni del dopoguerra, quello che tanti testimoniano, ovvero la grande apertura che in quegli anni si viveva in Albisola.
   Da allora non è mancata certo la possibilità di "vedere una mostra" ma sono mancate "le occasioni per parlare di arte" che è la cosa più importante.
   Di questo, non fosse altro per il ruolo di riferimento che hanno ricoperto, Rossello e Fabbri non possono essere esenti da colpe o da critiche.
   Negli ultimi 25 anni gli artisti, più che preoccuparsi di parlare di arte fra loro, si sono fatti maggiormente attenti nella scelta dei compagni di viaggio, quasi nel timore che una scelta sbagliata potesse inquinare la loro "arte". Si è fatta strada, forse, la convinzione malsana che il successo artistico possa dipendere unicamente dal curriculum, dalla scelta dei compagni di viaggio, anziché dalla bontà delle opere prodotte.
   Questa trasformazione dell’artista da creativo in "politico" ha inquinato un paese magico e il progressivo distacco affettivo-emotivo degli albisolesi verso l’arte credo ne sia verosimilmente una conseguenza.
   Oggi fioccano più le critiche che le lodi (al contrario del motto lionistico "parco nella critica e generoso nella lode") cosicché diventa più facile imbattersi in millantatori, che in un bailame generale, trovando terreno fertile, tentano di spacciarsi per grandi maestri, che non riconoscere quello che di buono e sano esiste in Albisola.
   Oggi, nel passaggio da un secolo all’altro, il paese senza accorgersene si sta preparando a vivere una nuova pagina di ceramica e di arte. Infatti con la morte di ben 8 artisti in due anni Albisola sta vivendo un cambio generazionale ed epocale di cui vedremo il risultato fra qualche anno (sarà una fatalità ma da quando Milena Milani ha realizzato per l’edizione 1998 di Spiaggiarte "l’Albero della Memoria" -una struttura lignea raffigurante un albero sui cui rami sono state collocate delle foglie con dipinto sopra, per ognuna, il nome di un artista morto- nell’ambiente artistico "molti sentono fischiare le pallottole").
   La scomparsa di Renzo Aiolfi, Sandro Cherchi, Ansgar Elde, Agenore Fabbri, Mario Rossello, Angelo Ruga, Eliseo Salino e Aligi Sassu lascia non solo un vuoto artistico e affettivo doloroso, ma apre inevitabilmente degli spazi.
   Questo "dono" che i grandi maestri lasciano ad Albisola con la loro scomparsa non deve essere sprecato.
   I vari Caminati, Milena Milani, Moiso, Giannici, Parini, Carlè, Lorenzini e altri dovranno confrontarsi non solo con le loro opere e il loro fare artistico, ma inevitabilmente dovranno confrontarsi con il passato e maggiormente sapranno farsi carico di un eredità pensate maggiore sarà il loro successo. Senza barare, senza raccontare palle come qualche volta avviene, senza incensare chi non ne ha merito ne titolo. Cercando con piacere di parlare d’arte, cercando di ricreare quell’apertura culturale che aveva fatto si che Albisola fosse un posto dove fare arte.
   Oggi quando vengo a sapere di mostre realizzate quasi di nascosto, utilizzando denaro pubblico ma con modalità che di pubblico hanno ben poco, evitando di far crescere l’evento nel paese, o più in generale nell’ambiente artistico, provo rammarico e fastidio perché ciò è la cosa più sciocca che si possa fare. Questa eredità, questo insegnamento, queste lobby chiuse che l’ultimo quarto di secolo ci ha lasciato bisogna demolire perché ciò porterebbe unicamente alla crescita, incerta e limitata, dei singoli e inevitabilmente alla non crescita dell’ambiente. E’ solo attraverso un confronto di idee che si può realizzare un effettivo progresso.
   E’ per queste ragioni che vogliamo realizzare un giornale rigoroso che sappia leggere Albisola, che voglia bene ad Albisola sino al punto di essere spietato, un giornale, che uscirà poche volte all’anno anche per ragione economiche, ma che sia credibile, che non sia unicamente un foglio su cui recensire mostre di cui i lettori sono già informati, ma un efficace strumento di effettivo dialogo e un reale tavolo attorno al quale confrontarsi su cosa è l’arte e dove deve andare l’arte.
   Ancora di più oggi quando la velocità e la facilità negli spostamenti riduce la permanenza degli artisti in Albisola e di riflesso riduce le occasioni per dibattere di arte tranquillamente seduti ai tavoli del Bar Testa è necessario uno strumento di dialogo sui contenuti, un giornale che non sia estetico.

   *  *  *
   La struttura del giornale rimarrà, come lo era già nel 1994, fissa e ogni pagina accoglierà un argomento: la prima tratterà di un argomento specifico, di volta in volta diverso, un approfondimento, un evento o un dibattito.
   La seconda pagina sarà riservata a notizie relative alle zone di antica tradizione ceramica, la terza alle notizie provenienti dall’europa. La quarta e la quinta saranno destinate ai protagonisti ovvero alle fabbriche, agli artisti, ai critici, ai personaggi, a coloro insomma che hanno portato un fattivo contributo artistico, artigianale o culturale ad Albisola, sarà uno spazio di approfondimento un tentativo di entrare dentro alla fabbrica o nel personaggio.
   La sesta pagina "tecnica e storia" sarà dedicata ad approfondimenti tecnici, opinioni e alla storia ceramica, la settima "calepino", che significa piccolo blocchetto di appunti, tratterà di recensioni di mostre di particolare rilievo, l’ottava è la pagina dei ceramisti, delle loro opinioni, del loro lavoro.

   domenica 1 luglio 2001




 
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