2004 - Albisola Savona Vado - Fondazione Museo Giuseppe Mazzotti 1903 Albisola

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2004 - Albisola Savona Vado

IL TORNIO notiziario culturale della ceramica
il Tornio Notiziaruio Culturale della Ceramica

Non dobbiamo avere paura di dimensioni più grandi
ALBISOLA-SAVONA-VADO 11 Chilometri
Se non riusciamo a percorrere, in fase progettuale, la distanza che separa Albisola da Vado Ligure passando per Savona come possiamo pensare che ciò che stiamo facendo sia effettivamente utile al nostro territorio?

di Tullio Mazzotti



Secondo la legge dello Stato che istituisce il marchio di tutela per le ceramiche di antica tradizione, e determina le zone di produzione in Italia, il territorio di riferimento è quello dei Comuni delle due Albisole (Marina e Superiore) più la parte a est del Torrente Letimbro nel Comune di Savona. Precise disposizioni impediscono di associare al marchio di un Comune (per esempio “Albisola”) tutta l’area di un Ente territoriale limitrofo.
Inoltre nella fase istruttoria della legge, quando sono state individuate le zone di antica tradizione ceramica, solo i comuni delle Albisole hanno avviato l’iter burocratico per conseguire il marchio DOC. Nulla fecero Savona e Vado Ligure a tal proposito, anche perché è richiesto al comune che inoltra la domanda di avere “antica tradizione ceramica con continuità di produzione”. Sotto questo aspetto Vado Ligure manca certamente non solo della continuità ma anche della produzione attuale, mentre Savona pur avendo attualmente alcune botteghe presenta qualche lacuna nella continuità. Detto questo, un eventuale marchio di produzione ceramica “Vado Ligure” sarebbe pressoché sconosciuto a livello nazionale e un marchio “Savona” non può avere il fascino dell’altisonante nome di “Albisola”.
Dopo questa breve premessa, va fatto però un discorso più ampio. Innanzi tutto Albisola-Savona-Vado oltre a avere ormai un tessuto urbano continuo presentano anche un intreccio sociale abbastanza evidente.
Attività culturali, studiosi della ceramica, sedi espositive non sono più unicamente appannaggio di Albisola, la scelta (per esempio di Sandro Lorenzini) o il dovere storico (di Roberto Bertagnin) di alcuni maestri di prendere studio a Savona o Vado portano a riflettere sulla necessità di uscire dall’ambito del singolo Comune.
Un’analisi finalizzata a una sinergia culturale fra Albisola-Savona-Vado permetterebbe  un indubbio vantaggio per tutti i quattro comuni interessati. Notorietà, capacità tecnico ceramico (in possesso maggiormente delle Albisole), storia e cultura (appartenenti a tutti), risorse derivanti da rapporti istituzionali (che Savona e Vado hanno più forti in virtù di attività produttive, di un maggior numero di abitanti, della presenza sul loro territorio di Istituzioni forti) sarebbero, assieme, strumenti per una crescita univoca e coordinata del territorio.
La storia non segue una linea retta, ha scatti in avanti e recessioni, ma ciò nonostante è dovere dei contemporanei cercare di costruire sul lascito del passato sempre qualcosa di nuovo e di migliore. La capacità di fare ceramica e l’apertura culturale credo siano state le caratteristiche centrali del successo albisolese nell’ambito del Novecento.
Mentre al contrario penso che dagli anni Settanta in poi Albisola abbia commesso alcuni errori strategici che è necessario correggere.
Nulla è stato fatto per avviare un vero rapporto di dialogo paritetico con Savona e con Vado Ligure, mentre al contrario si è vissuto una forma di snobbismo inutile e improduttivo; il risultato evidente è che oggi le Albisola hanno perso molta dalla loro Aurea, mentre Savona tenta, anche attraverso la realizzazione di sedi espositive idonee, di assumere una posizione egemone nella “produzione di cultura nell’ambito delle arti”.
Così si va poco lontano, da una parte si perde autorevolezza, dall’altra la mancanza di un background necessario penalizzano i risultati e gli investimenti fatti.
La mancanza di un MUSEO della ceramica che possa reggere dignitosamente il confronto con le altre strutture italiane, la non utilizzazione della SCUOLA di ceramica di Albisola (manca sia un direttore che un piano didattico efficace), la mancanza di attività del Comitato del MARCHIO DOC (ormai in fase di stallo evidente), l’assenza di un PIANO CULTURALE coordinato delle due Albisole (detentrici di un lascito storico importantissimo) sono situazioni che hanno determinano uno spostamento del parlamento della Libera Repubblica delle Arti da Albisola(1) verso Savona, soprattutto che pesano sullo sviluppo futuro. Questa è una situazione di fatto, evidente.
È necessario dunque individuare una linea guida, delle direttive culturali strategiche a cui noi tutti poi fare affidamento nel tentativo di “farci del bene”. È una questione di necessità, è una questione di priorità operative, di strategie.
Avanzo due ipotesi (operative, non contrapposte);
La prima :
che le Albisole si dotino di un piano culturale ragionato, in cui vengano analizzati i siti d’interesse culturale (individuando i necessari interventi migliorativi) e fruttate tutte le risorse disponibili, ovvero: il MUSEO MANLIO TRUCCO, il MUSEO CIVICO D’ARTE CONTEMPORANEA (oggi non rientrante negli standard museali e dunque senza lo stato di museo e utilizzato solo come sede espositiva anche per mostre di scarsa valenza artistica), la SCUOLA DI CERAMICA (inutilizzata e di fatto chiusa ormai da anni), VILLA JORN (in fase di ristrutturazione ma senza una benché minima pianificazione per la sua futura utilizzazione culturale), l’antica fornace ALBA DOCILIA (di cui è quasi ultimato il recupero architettonico, ma che come per Villa Jorn manca di un piano corretto per la sua utilizzazione, sempre che il Comune di Albisola Mare non voglia fare la scelta sciagurata di farla diventare sede espositiva a discapito della istituzione di un Museo della tecnica e della lavorazione, che rappresenterebbe la scelta privilegiata e più consona), la PASSEGGIATA DEGLI ARTISTI e le altre opere presenti nelle Albisole, i MUSEI PRIVATI o le RACCOLTE PRIVATE (Giuseppe Mazzotti 1903, Giardino Pacetti, Giardino La Stella, Archivio Tullio d’Albisola, Raccolta San Giorgio), le ASSOCIAZIONI o SEDI ESPOSITIVE, gli STUDIOSI stessi.
Lo stesso sarebbe auspicabile facessero Savona e Vado.
La seconda :
che Albisola/Savona/Vado pongano come loro primo obiettivo un dialogo vero alla base di qualsiasi progetto culturale. I privati, le gallerie d’arte, le associazioni culturali sono certamente e doverosamente libere di muoversi come meglio credono (ponendo come loro obiettivo primario nella realizzazione delle loro attività i loro interessi), ma le “strutture pubbliche” o di “interesse pubblico”, quelle che utilizzano denaro pubblico, i vari Musei, la Scuola, le Raccolte e anche le Associazioni Culturali dovrebbero porsi il dovere di aprirsi al dialogo, di informare, comunque di mettersi nella condizione di produrre qualcosa che non sia fine a loro stessi, ma utile a tutti.
Finalizzare la progettazione di un evento solamente agli interessi dell’Ente organizzatore è un delirio di autolesionismo. La convinzione è che se non riusciamo a percorrere, in fase progettuale, la distanza che separa Albisola da Vado Ligure passando per Savona come possiamo pensare che ciò che stiamo facendo sia effettivamente utile al nostro territorio?


(1) Marinetti definiva Albisola la “Libera Repubblica delle Arti”



 
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